Riapertura
Siamo andati al mare sull’Adriatico, la giornata era bellissima. Dove gli anni scorsi non riuscivi a trovare un parcheggio, oggi non c’era nessuno. Tutti gli hotel sono chiusi, i lidi aperti si contano sulle dita di una mano, quando la spiaggia è attrezzata con gli ombrelloni e i lettini a mancare sono le persone. Abbiamo pranzato in un bel posto in riva al mare, solo qualche tavolo apparecchiato intorno, poi una lunga passeggiata sul lungomare che costeggia la spiaggia, appena qualche anima sulla ciclabile. C’è una gelateria che conosco da anni, ho preso due coni buonissimi e una bottiglietta d’acqua, quattro euro e cinquanta, pagamento contactless. L’anno scorso c’era un cartello: non si accettano carte per importi inferiori ai 20 euro.
Chiedo come butta al vecchio seduto lì fuori che rimesta l’impasto delle crêpes con la Nutella. Una volta dietro al bancone c’era lui, prima di lasciare l’attività al figlio che ora la porta avanti. Mi guarda, penso mi riconosca, accenna al barattolo di cioccolata e mi chiede se ne voglio. Faccio di no e lui scrolla la testa avvilito.
– Non ci sta nessuno – dice, – nessuno, proprio nessuno.
Guarda mia moglie, abbozza un sorriso al piccoletto e chiede: – voi vi fermate?
Dico di no ed è come se gli avessi procurato il peggiore dispiacere della giornata.
– Te l’ho detto, non ci sta più nessuno.
– Torneranno – azzardo, mentre la crema si squaglia e mi cola sulle dita perché mi è passata la voglia di mangiarla.
Lui si leva il cappello, si sfrega la fronte piena di mille pensieri, si alza dalla sedia e dice – è tardi, non ci sta più nessuno, proprio nessuno -, e se ne va dentro senza dire nient’altro.
Riprendiamo a camminare, a parte qualche bar e ristorante, le saracinesche dei negozi sono abbassate. Superiamo le pinete che fiancheggiano lidi spogli e spiagge abbandonate. Facciamo una breve incursione in spiaggia, Aaron sguazza spensierato coi piedini nell’acqua tiepida e alla fine del giro torniamo in macchina. – Non c’è davvero nessuno, – dico. Ripartiamo incrociando poche macchine, in due ore siamo a casa. È come se fosse finita un’epoca o ne sia iniziata un’altra, non lo so, qualcosa è cambiato e forse hanno ragione quelli che dicono che niente sarà più come prima. Solo per un po’, voglio sperare.
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